Un inizio d'anno difficile sui mercati. Che fare ora?
I temi che hanno catalizzato l’attenzione dei mercati da inizio anno sono l’inflazione, il cambio di paradigma delle politiche delle banche centrali e la crisi Ucraina.
La forte crescita dell’inflazione, che ha toccato il 7,5% negli Stati Uniti e il 5,1% in Europa, ha costretto le banche centrali ad un cambio di rotta anticipato verso una politica monetaria meno espansiva con una progressiva riduzione degli acquisti di obbligazioni e un aumento dei tassi d’interesse.
Mentre l’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti è più generalizzato e deriva in parte anche dall’aumento dei salari, in Europa la crescita dei prezzi è dovuta principalmente alla componente energetica.
La forte crescita dell’inflazione, che ha toccato il 7,5% negli Stati Uniti e il 5,1% in Europa, ha costretto le banche centrali ad un cambio di rotta anticipato verso una politica monetaria meno espansiva con una progressiva riduzione degli acquisti di obbligazioni e un aumento dei tassi d’interesse.
Mentre l’aumento dell’inflazione negli Stati Uniti è più generalizzato e deriva in parte anche dall’aumento dei salari, in Europa la crescita dei prezzi è dovuta principalmente alla componente energetica.
Ciò ha dato vita ad un forte calo dei mercati obbligazionari.
Da inizio anno l’indice obbligazionario globale ha perso il 3%. Il BTP a 10 anni, tanto caro al risparmiatore italiano, negli ultimi 3 mesi è arrivato a perdere il 10%.
Questo inaspettato cambio di paradigma, unitamente alle tensioni in Ucraina, hanno fatto soffrire anche i mercati azionari. Non tutti i settori però si sono comportati allo stesso modo: il peggiore è stato quello tecnologico, mentre quello energetico continua ad essere favorito dalla corsa dei prezzi di gas e petrolio.
Che fare ora?
Il miglior modo per proteggere i propri risparmi nel tempo resta l’investimento. Soprattutto con un’inflazione elevata, mantenere troppa liquidità in conto corrente si rivela una scelta poco lungimirante. Con una crescita dei prezzi media del 3% infatti un capitale perde metà del suo potere d’acquisto in 23 anni. Con un’inflazione del 5% bastano invece solo 14 anni.
- rimanere investiti senza tentare di prevedere o anticipare il mercato
- adottare un’ampia diversificazione degli investimenti
- mantenere un’esposizione azionaria in linea con i propri obiettivi, orizzonte temporale e tolleranza al rischio
- utilizzare strumenti efficienti e con costi contenuti
- restare focalizzati su un orizzonte di medio-lungo periodo senza preoccuparsi eccessivamente di quel che succede in poche settimane o mesi
- vivere i momenti di volatilità dei mercati come un’opportunità invece che un pericolo
Se il calo dei tuoi investimenti o la volatilità dei mercati ti preoccupano e non ti fanno dormire tranquillo, è il caso di parlarne con il tuo consulente e di verificare che i tuoi investimenti siano ancora in linea con le tue esigenze e orientati al raggiungimento dei tuoi obiettivi.
Se hai un portafoglio con un’elevata componente azionaria devi essere consapevole dei rischi e della volatilità che ciò comporta. Non si ottengono elevati rendimenti nel lungo periodo senza superare qualche periodo difficile.
Soprattutto se hai degli investimenti molto prudenti con una forte componente obbligazionaria è importante fare un check-up appena possibile perché la prospettiva di aumento dei tassi d’interesse e un’inflazione media più alta rischiano di erodere seriamente i tuoi risparmi.
A maggior ragione, se i tuoi risparmi sono depositati per intero o in gran parte in conto corrente, in un conto deposito o investiti in buoni fruttiferi postali con rendimenti estremamente ridotti come quelli recenti, è fondamentale che tu ti chieda a cosa servono quei risparmi. Se non sono destinati ad essere utilizzati nei prossimi 2 anni, è il momento giusto per ragionare su come metterli al lavoro, difenderli dall’inflazione e farli fruttare nel tempo.
Come sempre, se hai delle domande, desideri approfondire qualcosa, o chiedere un parere, mi puoi contattare QUI
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