È più pericoloso investire per 10 anni in un’obbligazione o sul mercato azionario?
Nella settimana appena trascorsa mi è capitato di confrontarmi con un investitore riguardo all’orizzonte temporale degli investimenti.
Qual è l’orizzonte giusto nel quale investire? Perché per investire in uno strumento azionario è necessario farlo con un orizzonte di lungo periodo? E quanto è lungo il “lungo periodo”?!?
La risposta a queste domande è molto articolata ed estremamente attuale, ma cercherò di non dilungarmi troppo.
Prima di tutto l’orizzonte giusto con il quale investire è dettato dai nostri obiettivi;
Perché sto investendo quella somma? Cosa dovrà permettermi di fare e fra quanto tempo?
Se si intende investire in uno strumento azionario* l’orizzonte con cui lo si fa dev’essere lungo per definizione perché, come ci ha ben dimostrato il 2020, i mercati azionari sono molto volatili e ci espongono al rischio di vedere ridotto il valore del nostro investimento in modo considerevole entro periodi di tempo piuttosto brevi. L’anno scorso i mercati azionari hanno perso tra il 34% e il 40% in un mese.
Mano a mano che allunghiamo il nostro orizzonte la probabilità di registrare delle perdite diminuisce considerevolmente.
Stocks: azioni - Bond: obbligazioni - 50/50 portfolio: portafoglio composto da 50% azioni e 50% obbligazioni
Come ben esemplificato da questo grafico, fra il 1950 e il 2020, in un anno il rendimento offerto dal mercato azionario (in colore verde abbiamo quello americano) è stato molto variabile: nel peggiore dei casi -39% e nel migliore +47%. Una forbice di ben 86 punti percentuali. Portando l’investimento a 5 anni i rendimenti (annui) vanno da -3% a +28%; una forbice di 31 punti. Aumentando ulteriormente lo sguardo, la decade peggiore ci avrebbe fornito una perdita dell’1% medio annuo, mentre quella migliore un guadagno del 19% all’anno (20 punti percentuali di differenza). Infine il peggior ventennio di investimento azionario avrebbe reso il 6% annuo, mentre il miglior ventennio il 17% annuo. Con una differenza tra il peggiore e il migliore caso ridotta a 11 punti percentuali.
Mano a mano che allunghiamo il nostro orizzonte d’investimento la probabilità di riportare delle perdite diminuisce e così la variabilità dei risultati (rappresentata graficamente dall"altezza delle colonne"): da una differenza dell’86% tra il miglior caso e il peggiore in un solo anno ad una dell’11% su un ventennio.
Più a lungo manteniamo uno strumento d’investimento rischioso più si attenua la sua rischiosità.
Avere un orizzonte di lungo periodo ha un altro notevole effetto positivo, invece che sul nostro portafoglio, questa volta sulla qualità del nostro sonno: se investiamo con una prospettiva decennale o ventennale non dobbiamo preoccuparci di quello che succede OGGI sui mercati o ai nostri investimenti. Possiamo tranquillamente ignorare le montagne russe su cui viaggiano le quotazioni azionarie nel breve periodo, i titoli sensazionalistici dei media riguardo ai “miliardi bruciati in borsa” o l’allarme lanciato dalla Cassandra di turno riguardo alla prossima catastrofe finanziaria.
Un'altra considerazione da fare guardando questo grafico è relativa ai benefici della diversificazione: su orizzonti medio-lunghi 5 e 10 anni, la composizione 50% azionario e 50% obbligazionario (in grigio) offre ottimi rendimenti massimi, rendimenti minimi più alti che nel caso di un portafoglio totalmente azionario o totalmente obbligazionario e, soprattutto, una minore variabilità dei risultati. Tra il quinquennio migliore e il peggiore c'è una differenza di 20 punti percentuali, mentre a 10 anni la differenza scende a 14.
Per un investitore una conseguenza diretta e molto rilevante dei tassi obbligazionari ai minimi storici che stiamo vivendo in questi anni è che oggi, per avere rendimento, il mercato ci chiede di assumerci più rischio. Quindi o ci accontentiamo di rendimenti minori oppure dovremo accettare un rischio (volatilità) maggiore.
Inflazione: 1991 - 5% / 2006 - 2,75% / 2021 - 2%
Secondo questo studio della società di consulenza americana Callan, per ottenere un rendimento (nominale, quindi senza tener conto dell’inflazione) del 7% nel 1991 era sufficiente mantenere quasi tutto il proprio capitale in liquidità e un 2% investito in obbligazioni, con un rischio risibile (1,1%). 15 anni dopo, nel 2006, per ottenere lo stesso rendimento dovevamo investire il 57% del nostro portafoglio in azionario e il 43% in obbligazionario, con un rischio del 6,7%. Dopo altri 15 anni, nel 2021, per ottenere un rendimento del 7% la quota di obbligazionario è scesa al 3% e il restante 97% è investito in strumenti più rischiosi (azioni, economia reale, immobiliare). Di conseguenza la rischiosità e la complessità del portafoglio sarà decisamente maggiore.
Oggi, come mai prima, “non esistono pasti gratis” e diventa importante capire cos'è il rischio, ragionare sul lungo periodo, applicare una quanto più severa diversificazione, insieme ad una corretta gestione comportamentale.
La volatilità dei mercati nel breve periodo è solo rumore di fondo, i nostri obiettivi sono laggiù, in un futuro più o meno lontano. È per loro che dobbiamo avere pazienza, perseveranza e determinazione.
Ecco perché è importante investire pensando al lungo periodo.
Spesso temiamo maggiormente ciò che è pauroso di quello che è effettivamente pericoloso.
Investire sul mercato azionario può sicuramente essere pauroso e farlo con un orizzonte di un giorno, un mese o un anno è anche pericoloso; farlo con un orizzonte di 10 o 20 anni invece non lo è affatto.
Alla luce delle considerazioni fatte, ritenete sia più sicuro investire in un BTP a 10 anni con un tasso d'interesse nominale dello 0,60% (e un rendimento reale negativo) o investire per 10 anni sul mercato azionario mondiale?
* Con "strumento azionario" intendo sempre uno strumento ampiamente diversificato, mai un'azione singola o un piccolo numero di azioni.
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