L’impatto del vaccino sugli investimenti
L'annuncio di lunedì di Pfizer e Biontech riguardo allo sviluppo di un vaccino efficace nei test al 90% è un'ottima notizia ed è stata accolta molto positivamente dai mercati di tutto il mondo. A far ben sperare, inoltre, è il fatto che non c’è solo Pfizer in dirittura d’arrivo nella corsa al vaccino. Ce ne sono almeno una decina, incluso quello europeo prodotto da Astrazeneca in collaborazione con l’Università di Oxford e con l’istituto di ricerca Italiano IRBM, che dovrebbe arrivare sul mercato già a gennaio.
Non cambia però il contesto in cui ci troviamo.
Sapevamo che uno o più vaccini erano in arrivo entro la fine dell'anno, ma non saranno disponibili su larga scala prima della tarda primavera 2021. Dovremo quindi continuare a convivere e combattere il virus e la sua diffusione almeno per i prossimi 5-6 mesi e, dal punto di vista economico e finanziario, affrontare le conseguenze che lockdown, distanziamento sociale e smartworking avranno su consumi, stipendi, risparmi e utili aziendali.
Non siamo usciti dal tunnel, se mai abbiamo iniziato ad intravedere la luce in fondo ad un tunnel lungo ancora almeno 5-6 mesi. Saranno quindi necessari ancora tempo e pazienza.
Per i mercati è una storia diversa perché si alimentano di aspettative e la prospettiva dell’uscita dall’emergenza sanitaria, anche grazie al vaccino, potrebbe dare vita ad un nuovo mini-ciclo economico e una rotazione settoriale. Nei primi giorni dopo l’annuncio sui mercati azionari abbiamo avuto un primo assaggio di questa rotazione dalle aziende e i settori che hanno tratto beneficio dalla pandemia, la cosiddetta economia dello "stay at home" (stare a casa), in primis il settore tecnologico (nella sola giornata di lunedì Amazon -5%, ZOOM -17%, Netflix -8%), a quelli che invece hanno subito il colpo più duro: petroliferi, industriali, compagnie aeree e banche in particolare (sempre lunedì: American Airlines +15%, Delta Airlines +17%, EXXON Mobil +15%, ENI +9%, Bank of America +14%, INTESA, Unicredit +9%).
Allo stesso tempo il rendimento del Treasury americano (il corrispettivo del nostro BTP) a 10 anni è balzato vicino all’1% indicando una rinnovato interesse per le attività rischiose. E nella sola settimana tra il 4 e l'11 novembre poi i fondi azionari hanno visto afflussi record per 44,5 miliardi di dollari a livello globale.
La decisa rotazione che ha seguito l’annuncio del vaccino è destinata ad attenuarsi, anche perché, assorbito l’entusiasmo per un possibile siero anti Covid, restano le incognite legate soprattutto alla tempistica e alle modalità della sua distribuzione.
Alcuni dei processi di cambiamento che hanno visto un’accelerazione durante la pandemia sono irreversibili e, al netto della recente correzione, il trend di settori inerenti al cloud computing, intelligenza artificiale, robotica, biotecnologie, cyber security e vendite online, giusto per citare i più noti, è destinato a continuare anche negli anni a venire.
Nella transizione al mondo post-Covid-19 è opportuno guardare oltre alle BIG 5 (Apple, Microsoft, Amazon, Facebook e Netflix) perché ci sono enormi potenzialità per società più piccole e meno note che stanno sviluppando tecnologie e competenze che saranno cruciali negli anni a venire, per altri settori e altre aree geografiche. Pensiamo solo a che rivoluzione abbiamo vissuto in pochi anni nell’ambito aerospaziale: dall’abbandono di ogni velleità di tornare sulla luna alla gara per raggiungere e colonizzare Marte oppure i progetti per estrarre minerali dagli asteroidi. Anche in questo caso la grande spinta è arrivata da poche, ma fondamentali aziende.
Un altro tema che ha subito un'enorme spinta nei mesi passati è quello della sostenibilità che verrà ulteriormente rafforzato dal Green Deal europeo e dalle politiche green promesse da Biden. Tra l'altro gli investimenti sostenibili, insieme al settore tecnologico, sono quelli che hanno superato meglio la crisi dimostrando una grandissima resilienza.
Infine, l'area geografica che è uscita vincitrice dalla pandemia è senza dubbio quella asiatica, in particolare la Cina. I paesi di quest'area sono stati colpiti per primi dal virus, ma sono anche stati quelli in grado di contenerlo meglio e di evitare di essere travolti una seconda ondata come Europa e Stati Uniti.
In definitiva il vaccino non ha cambiato sostanzialmente il paradigma nel quale ci troviamo. I mercati azionari ed obbligazionari sono prima di tutto mossi dalle ingenti risorse (e dalla loro ulteriore promessa) messe in campo dai governi e dalle politiche ultra-espansive delle banche centrali che mantengono i tassi d’interesse molto bassi (se non negativi) e non fanno mancare la liquidità al sistema del credito. Per i risparmiatori ciò si traduce in minori rendimenti attesi e in una maggiore volatilità.
Se da un lato l’arrivo di un vaccino fa tirare un sospiro di sollievo, dall’altra la crescita del numero dei contagi in Europa e oltreoceano generano preoccupazione. Il presidente eletto degli Stati Uniti sembra determinato ad una gestione dell’emergenza molto diversa rispetto a quella del suo predecessore e si allungano quindi anche sugli stati americani le ombre dei lockdown, con tutte le conseguenze che ciò potrebbe avere su economie e mercati.
L’eccesso di entusiasmo di questi giorni suggerisce cautela.
Abbiamo ancora molta strada e mesi difficili di fronte a noi.
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